venerdì 11 gennaio 2013

La Conciliazione che trasforma la diffidenza degli altri






Ieri mi è capitata un'interessante discussione sul tema della Conciliazione e della tutela della maternità.
Quando si chiedono alle aziende, alle imprese e agli enti politiche di Conciliazione, solitamente, intendiamo la massima attenzione alla donna, alla sua maternità, al congedo e al rientro.
Però credo che per le aziende, le imprese e gli enti questo sia solo il minimo sindacale (sotto questo non chiamatelo Paese civile).
Fare cultura della maternità significa anche guardare a chi "resta".
I datori di lavoro non possono non tutelare la maternità anche nel senso più lato, impegnandosi ad esempio a sostituire prontamente e temporaneamente la donna che prende il congedo ed evitando di caricare i colleghi del suo lavoro.
Così non si crea cultura della maternità.
Così si crea il "terrore della pancia": la paura di avere una collega incinta.
E chi vuole lavorare per la difesa della maternità deve avere il coraggio di trasformare quella "paura" dei propri dipendenti nell'unico sentimento che si deve provare di fronte a una donna che, con gli occhi emozionati, dice "aspetto un bimbo": gioia.

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