mercoledì 20 giugno 2012

Lisbona chiama Sesto

Tempo di pubblicazione graduatorie per gli asili nido.
Tempo di polemiche, di malcontento da parte della cittadinanza che si vede collocato il figlio in lista d'attesa.
Tempo di prime riflessioni per me, Assessore da dieci giorni.

A fronte di un obiettivo comunitario europeo del 33%, a Sesto garantiamo il posto al 21% dei bambini 0-3 anni.
La media nazionale ci fa risultare, nella difficoltà, comunque virtuosi: in Italia la copertura é del 16%.

Credo purtroppo che, con le scarse possibilità di investimento che oggi hanno i Comuni, la strada attualmente percorribile sia quella dei convenzionamenti con i privati accreditati. Eppure anche questa strada appare ora tortuosa e incerta: i fondi che Regione Lombardia aveva messo a disposizione in questo triennio sono ora un'incognita che tende a zero.

O ci si rende conto che la partita "asili nido" coinvolge altre scottantissime questioni, quali quella dell'occupazione femminile e delle pari opportunità, e necessita da parte di Stato e Regione un serio sostegno ai Comuni, oppure continueremo a guardare da lontano l'obiettivo Lisbona del 33%.
E sognarci il 50% e oltre dei Paesi scandinavi.





7 commenti:

Anonimo ha detto...

Vorrei capire in che modo il convenzionamento con i privati accreditati possa essere una soluzione.
Il privato opera per fini di lucro e mi risulta che incassa i contributi pubblici e le rette dei clienti (perchè questo sono i bimbi per loro, clienti).
Se non ci sono i soldi per questi servizi (ma basterebbe andarli a prendere ad esempio dal capitolo "spese militari" del bilancio dello Stato) che si faccia pagare una retta ai cittadini. Sarà sempre più bassa di quella richiesta dal privato e con la garanzia - o meglio- i presupposti per un servizio pubblico accessibile a tutti, senza discriminazioni di nessun tipo.

Roberta Perego ha detto...

Una precisazione su cosa significa convenzionamento, in uso ormai ovunque per fronteggiare la domanda sempre più crescente...
Ragiono da Amministratore, quindi non entro nel merito di dove reperire le risorse a livello statale ( e si aprirebbe un capitolo infinito). Prendo atto che non ci sono risorse per costruire nuovi asili e poi gestirli. Allora il Comune fissa un numero di posti in convenzione con privati, ma non privati qualsiasi, bensì accreditati: che rispondano a una serie di criteri rigidi che garantiscano un servizio serio come quello comunale.
Questi "posti convenzionati", in parte sono pagati dal Comune, in parte dai fondi di Regione Lombardia e in parte dal genitore, che peró paga quanto pagherebbe se il figlio frequentasse il comunale.

In questo caso la classica contrapposizione scuola pubblica/privata non c'entra...

Anonimo ha detto...

Non mi è chiaro una cosa... mi stai dicendo che i privati offrono posti convenzionati allo stesso prezzo dell'asilo comunale (ciò che dubito) o che i genitori pagano la stessa retta che pagherebbero all'asilo comunale e che la differenza viene coperta con fondi pubblici comunali e regionali (che mi pare più logico)?
Nel secondo caso il costo per la collettività (in termini di costi diretti + indiretti per la tassazione) è più alto rispetto ad un servizio erogato direttamente dal Comune.... essendo un servizio essenziale converrebbe forse investire nella ristrutturazione di immobili pubblici e nell'assunzione di dipendenti pubblici piuttosto che nell'outsourcing a fornitori privati...
sempre che il criterio sia l'economicità per il cittadino a parità di servizio.

Roberta Perego ha detto...

L'utente paga la stessa retta di un comunale; la differenza è coperta da fondo regionali (erogati dallo stato) e comunali.
Strano ma vero: il posto in un nido comunale costa complessivamente più di quello in un privato accreditato (sommando quota famiglia + quota pubblica).

Detto questo è ovvio che il first best sarebbe aprire nuovi nidi comunali magari ristrutturando immobili pubblici, soprattutto perché in questo modo il comune rafforzerebbe la sua funzione di Governance.

Ma dal momento che non ci sono i fondi e che per il patto di stabilità non si possono assume dipendenti pubblici, bisogna ripiegare sul second best, ovvero i convenzionamenti.

Anonimo ha detto...

Mi sa che sono stupido io perchè ancora non capisco....
esempio: dato il mio Isee immagina che in un nido comunale pagherei 400 euro; se vado in un privato accreditato (con retta pari immagina a 600 euro) io pago 400 e i restanti 200 euro vengono coperti dai fondi regionali e comunali. O sbaglio? Se è così costa più il privato accreditato che non il pubblico....
Comunque è incredibile come con parametri assurdi come quelli del Patto di Stabilità si ingannano i cittadini su "presunte" mancanze di fondi al fine di privatizzare selvaggiamente ogni servizio di pubblica utilità! COn costi alla fine maggiori per la collettività.
Sarebbe interessante - per quanto ti possa essere possibile - comunicare sul tuo blog come i "vincoli di bilancio" leghino le mani ai Comuni su politiche essenziali per i cittadini come quelle di cui ti stai ora occupando.

Roberta Perego ha detto...

Il funzionamento "pratico" ti è chiaro. Quello che manca come passaggio finale è considerare che nel tuo esempio il costo per la collettività nel caso del pubblico non è 400 euro.
Anche nel caso di fascia massima ISEE, la retta che paga la famiglia al comune non copre tutti i costi che questo sostiene.

Per il tuo suggerimento, ci proverò. È uno degli obiettivi di questo blog.

Grazie per lo scambio

Anonimo ha detto...

Grazie!
In ogni caso il privato ha una componente profitto che è estranea al pubblico. Quindi per definizione il pubblico dovrebbe pesare meno sulle spalle della collettivitá rispetto al privato. Se ci sono delle inefficienze che lo rendono costoso queste possono essere eliminate, il profitto del privato no.
La mia non è una questione ideologica, ma di logica economica sulla gestione dei servizi di pubblica utilità..... che ogni appare sempre più chiaro come siano galline dalle uova d'oro oggetto del desiderio di molti

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