Sappiamo bene che non è sempre così, ma dobbiamo lavorare tutti in questa direzione.
Siamo talmente abituati a ragionare per schemi mentali predefiniti che, anche quando si intravede una ricerca di criteri meritocratici, si finisce spesso così: un uomo nominato in una posizione deve essere per forza "amico/parente" di chi lo ha nominato, mentre una donna "chissà da chi é sponsorizzata" (leggi "chissà a chi l'ha data..")
Capisco che 66 anni di Prima e Seconda Repubblica e 18 anni di "mignottocrazia berlusconiana" (vedi definizione del Sen. Guzzanti) ci abbiano abituato a certi standard, ma credo che si debba iniziare a rivendicare le scelte che vengono fatte su base meritocratica.
Iniziamo noi, donne, a non cercare sempre spiegazioni astruse (o meglio: a malignare!) riguardo nomine di altre.
Hai voglia, poi, a cercare di declinare ogni parola che rappresenta un incarico al femminile (consigliere vs. consigliera) come fosse l'emblema dell'acquisizione di pari opportunità...
E se non ora, quando?
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