Un amico suggeriva una riflessione interessante...
In questo clima che ricorda tanto quello del 1994 (avevo 15 anni, ma qualcosa ricordo, soprattutto dei commenti a casa, a scuola etc.)si tende tanto a parlare male della politica, a proclamarsi "lontani dalla politica", quasi fosse un vanto.
In realtà, faceva notare l'amico in questione, non c'è anti-politica: Sesto, Monza, Como e altre realtà che andranno al voto ne sono un esempio. Se ci fosse anti-politica non ci sarebbero così tanti candidati pronti a "scendere in campo" (e badate che l'espressione non è casuale!), non ci sarebbe il proporre un progetto (per quanto degno di "Alice in Wonderland") per la città. Lavorare per la polis è fare politica.
C'è invece una forte ventata di anti-partiti (o antipartitismo che dir si voglia), alimentata dalla cronaca nazionale. E' comprensibile, ma non è giustificabile, eppure nella sua aggressività questa critica richiede delle risposte.
E nello stesso tempo bisogna anche stare in guardia da tutti quelli che criticano i partiti, ma sostengono le persone: sappiamo bene a cosa abbia portato il culto della personalità nel passato (anche prossimo).
Io credo a un progetto e alle idee. E sono la prima a dire che, se chi dovrebbe rappresentare quel progetto e quelle idee è il primo a tradirle, deve andarsene.
Senza se e senza ma.
Ma...le idee e il progetto, grazie al cielo, sopravviveranno.
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