Una delle mie colleghe di Giunta, ancora durante le prime settimane di mandato, mi disse "sto patendo un po' la solitudine dell'Amministratore".
Non ci ho fatto caso.
Il pancione incombeva e imponeva orari ormai dimenticati. Che si traducevano non solo in tempo per i bimbi, ma anche per le mie relazioni: l'amica, mamma a sua volta, con cui portare i bimbi ai giardinetti, l'amica con cui affrontare un allenamento in piscina, l'amico con cui pranzare, le colleghe con cui organizzare cene. L'ultima di queste la ricordo ancora: navigli, ristorante greco. Era l'8 giugno ma faceva freddo. E a tavola brindavamo per la mia nuova vita, da mamma e da Assessore. Da mammAssessore.
E ora la patisco anch'io la solitudine dell'Amministratore. Quelle cene sono diventate rarissime, sostituite da Consigli, Maggioranze, riunioni del Partito, iniziative pubbliche.
Raggiungo i bimbi ai giardinetti in un orario in cui prima tornavo a casa. Niente piscina? Niente chiacchierata con l'amica.
Eppure non c'è giornata in cui, alla sera, non ripensi a tutte/i loro. Al fatto che questa nuova entusiasmante vita mi obblighi a "trascurarli". O forse al fatto che prima, con i tempi di vita, ero particolarmente fortunata. Direi privilegiata.
Ogni giorno penso a loro e mi mancano.
Poi ci sono giorni come oggi, in cui un amico che sembrava perso ricompare sulla tua strada. E ti dice che capisce i tuoi tempi, che ti stima e ti accompagna in questa nuova vita. Che segue il tuo lavoro "a distanza" e che è fiero di te.
Allora capisci che "la solitudine dell'Amministratore" è una mezza verità.
E che l'altra metà è molto, molto più bella.
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