Ieri mi è stato segnalato questo interessante articolo di Luca Sofri sul (triste) episodio di Burlando, il presidente della Liguria.
Pensa e ripensa - perché sono una che 'rumina' - l'ho trovato, da amministratrice, anche piuttosto indigesto. Ma vero, anzi verissimo. È un po' come quando da bambini si ricevono pesantissime sgridate, ma assolutamente motivate, a fronte delle quali uno non può che dire "hai ragione".
La questione non mi è nuova. Da chi mi è vicino sono arrivati, in passato, bonari "rimproveri" sul fatto che si debba tenere presente il ruolo pubblico in ogni momento della mia vita, sia che stia scrivendo su un social network sia che sia tentata di insultare l'automobilista che, passando con il rosso, rischia di investire me e i miei figli.
Non è facile, soprattutto per i caratteri come il mio. A volte è percepito come un piccolo sacrificio della propria libertà, a volte si deve lottare con la spontaneità (o la chiamiamo impulsività?).
Un paio di mesi fa, sbuffando a fronte di uno di quei bonari rimproveri, chiedevo "perché non posso scrivere tranquillamente su Facebook un mio stato d'animo?".
Ecco, oggi, in quest'articolo di Sofri la risposta, faticosamente vera: "perché non sei come tutti gli altri, e hai un pezzo di responsabilità di ribaltare in meglio questo Paese, non di timbrare un cartellino e segnarti le ferie".
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