martedì 2 aprile 2013

Relazioni




Una delle mie colleghe di Giunta, ancora durante le prime settimane di mandato, mi disse "sto patendo un po' la solitudine dell'Amministratore".

Non ci ho fatto caso.
Il pancione incombeva e imponeva orari ormai dimenticati. Che si traducevano non solo in tempo per i bimbi, ma anche per le mie relazioni: l'amica, mamma a sua volta, con cui portare i bimbi ai giardinetti, l'amica con cui affrontare un allenamento in piscina, l'amico con cui pranzare, le colleghe con cui organizzare cene. L'ultima di queste la ricordo ancora: navigli, ristorante greco. Era l'8 giugno ma faceva freddo. E a tavola brindavamo per la mia nuova vita, da mamma e da Assessore. Da mammAssessore.

E ora la patisco anch'io la solitudine dell'Amministratore. Quelle cene sono diventate rarissime, sostituite da Consigli, Maggioranze, riunioni del Partito, iniziative pubbliche.
Raggiungo i bimbi ai giardinetti in un orario in cui prima tornavo a casa. Niente piscina? Niente chiacchierata con l'amica.
Eppure non c'è giornata in cui, alla sera, non ripensi a tutte/i loro. Al fatto che questa nuova entusiasmante vita mi obblighi a "trascurarli". O forse al fatto che prima, con i tempi di vita, ero particolarmente fortunata. Direi privilegiata.
Ogni giorno penso a loro e mi mancano.

Poi ci sono giorni come oggi, in cui un amico che sembrava perso ricompare sulla tua strada. E ti dice che capisce i tuoi tempi, che ti stima e ti accompagna in questa nuova vita. Che segue il tuo lavoro "a distanza" e che è fiero di te.

Allora capisci che "la solitudine dell'Amministratore" è una mezza verità.
E che l'altra metà è molto, molto più bella.

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